Pasolini accattone

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La libertà è nella morte, la libertà è nell’essere fuori dal sistema sociale reticolare e piramidale.

Accattone è parte di quel mondo primordiale a cui è stato tolto il diritto alla sazietà e dove in molti casi non è sufficiente l’istinto di sopravvivenza. Un mondo chiuso in se stesso dal virus borghese che ne segna i confini, contagiandolo ed espandendo la propria macchia.

Vivere nella foresta significa accettazione darwinistica, quasi mai cattiva ma necessaria, dell’andare immorale e spensierato degli eventi, ma quando si presenta prossimo allo sguardo un orizzonte di concretezza simil oro è facile mostrare debolezze e dubbi sulla propria condizione. Il possesso è figlio di quel contagio borghese ed essere “papponi” è il business corrispettivo agli sfruttamenti della società dominante. E’ così che Accattone si autoimpone la propria felicità, inconsapevole fino a quando l’amore non lo smaschera: l’amore per una donna che riporta alla luce il suo nome di battesimo e lo tiene per mano, per essere portata per mano. Il riscoperto Vittorio, per amore, si impegna a non macchiarsi aprendosi ad una vita da schiavo borghese, entrando nelle maglie di quel sistema che non ha mai accettato e dal quale la sua natura selvaggia lo “salverà” immediatamente…appena dopo una giornata di lavoro; emblema di un mondo consapevolmente pessimista ma incapace di uscire da propri ottimismi.

Il ritorno ad accattone non lo ripagherà materialmente, ma con la sopraggiunta morte porrà fine agli affanni di una vita in via d’estinzione.

Pasolini è accattone di idee, di emozioni e sentimenti abbandonati nella natura da un mondo incapace di apprezzarne la ricchezza e l’utilità. Natura nel suo rigore vegetale ed umano, concedente generosa di conforti nel colore delle sue manifestazioni ed ammaliante nelle espressioni umane di vigore quanto di fragilità. Non si può non amare e non volersi abbandonare totalmente ad essa, una culla talmente soffice dalla quale guardare miseramente le sue mistificazioni con schopenhaueriana noluntas. L’azione, l’unica forma di vita per Pasolini, non è mai stata materiale, persino nella voluttà vivere è soprattutto qualcosa di coscienzioso, di consapevole a livello spirituale.

Il ruolo di profeta disilluso degli ultimi suoi anni (io so, ma non ho le prove) corrobora la visione pessimistica della società sovrastrutturata già presente nelle sue opere, e chi ne paga le conseguenze non è solo quella parte di società stagnante tenuta fuori dal vortice consumista, ma soprattutto l’odiata schiavitù borghese. Non possono esserci che nei suoi lavori riferimenti più chiari a riflettere sulla nostra condizione.

Antonio C.

FILM: Accattone

ANNO: 1961

GENERE: Drammatico

REGIA: Pier Paolo Pasolini

SCENEGGIATURA: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti
ATTORI:
Franco Citti, Silvana Corsini, Franca Pasut, Paola Guidi, Adriana Asti, Mario Cipriani, Polidor, Sergio Citti,Elsa Morante, Alberto Scaringella, Adele Cambria, Amerigo Bevilacqua, Umberto Bevilacqua, Renato Capogna, Silvio Citti, Emanuele Di Bari, Alfredo Leggi, Enrico Fioravanti, Luciano Gonini, Nino Russo

PASOLINI ACCATTONE

Una risposta a “Pasolini accattone

  1. Non amo Pasolini, così come non amo Schopenhauer, ma ciò non è abbastanza per negare in alcun modo la loro “grandezza” e, in alcuni tratti, la loro indispensabilità per quanti, come me, provino a capire il senso della nostra esistenza o, quantomeno, si facciano qualche domanda.
    Amo dedicarmi alle cose che non amo perchè le analizzo con più precisione, in quanto non sono influenzato da mere ragioni di gusto personale.
    Voluntas E Noluntas (che nostalgia! Grazie Antonio per avermi fatto tornare, anche se solo per un attimo, alle cose che per me contano davvero) sono per Schopenhauer l’una lo stato iniziale e l’altra la “soluzione”. ora, sarebbe bello potersi dilungare nell’elaborazione di questo rapporto, ma occorrerebbe una quantità di tempo e spazio che non si addicono ad un blog.
    io credo, invece, (e Pasolini nella sua opera sembra fare lo stesso – o, almeno, questo è la sensazione che ho io) che voluntas e noluntas siano solo due stati diversi, ma nessuno soluzione dell’altro.
    l’assenza di volontà, l’ascesi, non liberano l’essere, lo fanno solo illudere di essere libero. il desiderio, l’accattonaggio è schiavitù, tanto quanto lo è l’essere (volutamente?) isolato dal desiderio. il non volere, non sarà mai il non essere.
    Bacone diceva che l’essere, quando può, persiste nel suo stato.
    il punto è:
    è più razionale scegliere di vivere o scegliere di non vivere.?
    la morte è la vera liberazione? o basta la noluntas?
    tu pensi che la visione pessimistica di Pasolini sia figlia della sua disillusione? io credo che un po’ di speranza ce l’avesse ancora…

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